EXTRA-SISTOLE DI POESIA

Su ‘Le variabili del cuore’, la nuova raccolta poetica di Marzia Rei

Di ELISA BARBIERI


Le variabili del cuore di Marzia Rei è un’ode a quell’organo vitale nel quale, secondo una certezza classica oggi trascurata, risiede il pensiero estetico e morale. Nelle sue pulsazioni e sospensioni irregolari ‘tutto / è ancora / da scoprire ‘, in un mondo da decifrare (‘imparo / la musica del mare’).

Nonostante l’apparente separazione in componimenti, l’opera è un unico poema, che, rispetto all’ironia delle precedenti raccolte, può definirsi crepuscolare. Qui torna l’immaginario del sogno, del sonno, della notte e dell’alba, in un tono intimo e riflessivo. Tristezza, attesa, fatica, dolore pervadono i testi, appena sfiorandoli, con una passata leggera, quasi galleggiando, senza mai capitolare. Talvolta compaiono vistosi contraltari, ‘angoscia stridula’ e ‘estasi eterea’: le variabili del cuore, appunto, alle quali rimedia il silenzio (‘aspetto che / i miei pensieri / si siedano / davanti a me’).

La raccolta è scandita da un ritmo veloce, sostenuto dalla ripetizione del primo verso nel titolo e dalla spezzatura continua del verso stesso, in continuità con uno stile che rende tipograficamente riconoscibile la poetessa.  Si legge Le variabili del cuore con un senso di partecipazione, come assistendo a una confessione. Non a caso Marzia Rei è una cultrice di scrittura autobiografica e proprio Le Confessioni è il titolo sia della prima opera autobiografica della storia, quella di Sant’Agostino, sia della prima autobiografia moderna, quella di Jean Jacques Rousseau.

Nato dalla suggestione dei libri dello psichiatra umanista Eugenio Borgna e dedicato al mondo della scuola (Marzia Rei è stata insegnante), la raccolta invoca la parola poetica come spazio di elaborazione e trasformazione (Scrivere/per ricordare/uno sguardo/accogliente,/ l’amore/disegnato/sulle foglie/degli alberi,/inciso/sulle gocce/di pioggia.)

Le variabili del cuore invita ad ascoltare senza paura né vergogna i moti del cuore. Se il cuore non è una macchina, ma batte diversamente a seconda delle situazioni, occorre lasciarlo fare; se mai ascoltarlo e lasciare che ci insegni qualcosa, perché il cuore non mente, la sua sincerità ci indica la strada.

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SUL LASCIAR ANDARE O DELL’IMPERMANENZA